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Risicoltura: l’eccellenza italiana

mundiriso coltivazione del riso

La risicoltura in Italia rappresenta una delle attività agricole più importanti e fiorenti del nostro paese. Circa 234 mila ettari di superficie agricola, infatti, sono destinati a questa attività, pari al 52% della superficie che la comunità europea ha destinato a tale coltivazione.

Ma l’eccellenza della risicoltura italiana non riguarda solo i numeri e le statistiche: se, da una parte, è vero che il nostro paese si attesta come primo produttore ed esportatore europeo, è altrettanto vero che i risultati della produzione nazionale vanno interpretati anche alla luce della qualità, frutto di progetti di sostenibilità, di produzioni biologiche (circa il 7% della superficie nazionale) e di resilienza al cambiamento climatico.

Inoltre, il monitoraggio costante da parte dell’Ente Nazionale Risi sulle varietà prodotte garantisce l’aderenza di ogni tipologia di riso alle classificazioni di legge.

In sostanza, la produzione risicola italiana si configura come uno degli elementi di spicco dell’agricoltura nostrana: poiché, essendo il mercato globale in continua evoluzione, essere consapevoli dei punti di forza e capirne le dinamiche è fondamentale per uno sviluppo futuro.

Produzione risicola italiana: le categorie di riso

Non tutto il riso è uguale: non solo esistono due grandi famiglie di riso, ma al loro interno ci sono altre differenziazioni piuttosto importanti.

Il riso appartiene alla specie Oryza e la pianta del riso è l’Oryza Sativa. Le due grandi famiglie di riso sono la Japonica e la Indica. La maggior parte delle varietà coltivate in Europa fanno parte della Japonica.

Per legge, in Italia, esistono delle categorie che ne definiscono le caratteristiche.

In passato la normativa italiana prevedeva le seguenti tipologie:

  • Riso originario: chicco a forma tondeggiante e dimensione ridotta. Adatto alla preparazione di minestre, la sua collosità
  • Riso semifino: caratterizzato da un chicco di medie dimensioni e da una forma allungata. Era utilizzato soprattutto per la preparazione di risotti, timballi e sartù. Eccellente capacità di crescita e assorbimento dei sapori e grande cremosità.
  • Riso fino: può essere sia medio che lungo di tipo A era utilizzato soprattutto per la preparazione di insalate di riso e piatti freddi. Ha una consistenza compatta, resiste bene alla cottura
  • Riso superfino: occupa i livelli qualitativi più alti della produzione italiana. Il chicco è molto ricco di amilosio, che lo rende consistente garantendo una buona tenuta nella cottura.


Con l’entrata in vigore del Regolamento CE 610/2009, che ha uniformato la classificazione del riso a livello europeo, le categorie di riso italiano sono state ridotte a quattro: tondo, medio, lungo A da risotto e lungo B. Inoltre, la normativa prevede che le caratteristiche del riso siano definite in base alla dimensione del chicco, alla lunghezza/larghezza e alla percentuale di grani rotti e imperfetti.

Le varietà di riso italiane di eccellenza

Il riso italiano è conosciuto per la sua alta qualità e la sua vasta gamma di varietà, che vengono coltivate in diverse regioni del paese: in Italia, infatti, esistono oltre 160 tipologie di riso diverse.

Carnaroli

Il Carnaroli è una delle varietà di riso italiane più pregiate e viene coltivato solo in alcune aree specifiche d’Italia. Ha chicchi grandi e consistenti e viene utilizzato soprattutto per la preparazione di risotti cremosi. La sua consistenza e le sue qualità organolettiche lo rendono un tipo di riso ben resistente alla cottura: proprio per questo è ideale per la preparazione di piatti tipici italiani come il risotto.

Arborio

L’Arborio è una delle varietà di riso più diffuse e versatile. Ha chicchi lunghi, semi tondi e dalla forma squadrata. Viene anch’esso utilizzato per la preparazione di risotti, in quanto la dimensione del chicco consente una buona tenuta di cottura, sebbene sia adatto anche alle insalate di riso, agli antipasti e ai piatti unici. È, invece, sconsigliato per i dolci.

Vialone Nano

Coltivato soprattutto nelle province di Verona e Vicenza, è caratterizzato da chicchi medi, tondeggianti e perlati. Viene spesso utilizzato per la preparazione di minestre di riso e risotti, infatti, sebbene la sua forma non sia particolarmente grande, ha un contenuto elevato di amilosio che permette un’ottima tenuta di cottura, con tempi più ridotti rispetto ai lunghi A da risotto.

Baldo

Anche questa varietà di riso è tradizionalmente usata per i risotti, sebbene possa essere adatta anche alle insalate. Si tratta di una varietà storica italiana, utilizzata prevalentemente per il mercato interno. Ha chicchi lunghi e semi affusolati, cristallini. È sconsigliato per le preparazioni dolci.

Roma

Anche il Roma è un riso Lungo A. È caratterizzato da chicchi grandi, lunghi, semi affusolati e perlati. È molto simile al Baldo, da cui differisce per la perlatura del chicco. Viene utilizzato soprattutto per la preparazione di risotti e minestre di riso.

Venere

È una varietà di riso Medio, nero a causa della colorazione scura del pericarpo. Si tratta del primo riso nero italiano, ottenuto grazie all’incrocio tra un riso bianco italiano e un riso nero asiatico. È una varietà molto pregiata per il suo sapore aromatico e per il suo alto contenuto di sostanze nutritive. Viene utilizzata soprattutto per la preparazione di insalate di riso e piatti freddi.

Il futuro della risicoltura tra tradizione e modernità

Il riso è un ingrediente molto importante della cucina italiana, con numerosi piatti tipici che utilizzano questa pregiata materia prima. Frutto di una tradizione antica e consolidata, ha un forte impatto sull’economia nazionale, con un valore di produzione che supera i 500 milioni di euro l’anno. Inoltre, il riso italiano rappresenta un’importante fonte di esportazione, con un volume annuo di circa 200.000 tonnellate di riso esportato in tutto il mondo.

La coltivazione del riso in Italia, tuttavia, richiede molta attenzione all’ambiente e l’utilizzo di pratiche agricole sostenibili e rispettose dell’ambiente sta diventando un tema sempre più importanti, anche in relazione al cambiamento climatico e al rischio dell’aumento della siccità. Tra queste pratiche ci sono la rotazione delle colture, la riduzione dell’uso di pesticidi e l’uso di varietà di riso resistenti alle malattie. Inoltre, gli agricoltori italiani stanno utilizzando tecniche di coltivazione a basso impatto ambientale e promuovendo la biodiversità nei campi di riso per creare un ecosistema più equilibrato.

Infine, l’innovazione tecnologica: il settore del riso italiano sta iniziando a utilizzare nuove tecniche e tecnologie per migliorare la qualità del prodotto e ridurre i costi di produzione. Ad esempio, l’uso di tecniche di precision farming consente agli agricoltori di monitorare in tempo reale lo stato delle colture e di intervenire solo quando necessario, riducendo l’uso di acqua, fertilizzanti e pesticidi. Inoltre, l’utilizzo di macchinari all’avanguardia per la raccolta e la lavorazione del riso consente di ridurre i tempi e i costi di produzione e di mantenere la qualità del prodotto.