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Riso: davvero i consumi supereranno la produzione?

mundiriso produzione di riso e consumo

Il tema è caldo: la produzione europea di cereali negli ultimi mesi, e in particolare la produzione riso, è stata messa in seria difficoltà da una serie di eventi più o meno imprevedibili.

Da una parte la guerra in Ucraina ha ridotto le scorte prodotte nell’Est, dall’altra, problema che ormai sembra essere diventato una costante anche nel nostro paese, la siccità ha costretto i produttori italiani a ridurre la superficie coltivabile.

Tuttavia, la siccità non rappresenta una difficoltà solo nostra: tutta Europa si trova a dover affrontare i danni causati dalla mancanza di nevicate e piogge.

Per contro, i dati mostrano un aumento costante dei consumi di riso. Quali sono dunque le prospettive per la produzione risicola?

La siccità e la diminuzione di terreno coltivabile in Europa

Gli ultimi due anni hanno presentato condizioni climatiche particolarmente ardue in tutto il mondo, le quali hanno provocato una notevole riduzione della superficie coltivabile.

In Italia, negli ultimi inverni, l’assenza di pioggia e nevicate ha reso indispensabili contromisure straordinarie nella produzione agricola: in particolare per quanto riguarda il riso, è stato necessario ridurre la superficie seminata, tanto che si sono persi circa 9.000 ettari alla semina, causando una diminuzione dell’estensione dei campi fino a 218.000 ettari.

La mancanza di acqua è stata affrontata anche dall’Ente Nazionale Risi, che ha disposto un’ulteriore riduzione di circa 23.000 ettari, pari al 10,5% della superficie nazionale.

Se l’Italia si trova di fronte a questo genere di difficoltà, gli altri paesi europei non sono in condizioni migliori.

La Spagna è il paese che ha subito la maggior perdita di terreno coltivabile per la produzione di riso, tanto che si osserva una riduzione pari a una percentuale compresa tra il 40% e il 45%.

Storicamente le regioni spagnole con la maggiore produzione sono Andalusia, Estremadura, Comunità Valenciana, Catalogna, Aragona, e Navarra: anche in queste zone le perdite di superficie coltivabile sono state molto importanti: le regioni più colpite sono state l’Andalusia, in cui si sono coltivati circa 10.000 ettari contro i 35.000 abituali, e l’Estremadura, in cui è stato coltivato solo il 10% della superficie.

Anche in Portogallo, il Grecia e in Bulgaria nel 2022 si sono registrate riduzioni della superficie coltivata, anche se per motivi diversi:

  • In Portogallo, la riduzione è stata di poco meno del 10%, tanto che dai circa 27.000 ettari si è passati a circa 25.000.
  • In Grecia, del 20%, tanto che da circa 25.000 ettari si è passati a 21.500 circa.
  • In Bulgaria, di circa il 10%, con una superficie coltivata che è giunta a circa 10.000 ettari.


Per quanto riguarda la Grecia e la Bulgaria, la causa della riduzione di superficie non è stata la siccità, infatti, in queste aree le precipitazioni non sono state inferiori alle medie annuali, anzi sono state leggermente superiori. Tuttavia, la guerra in Ucraina e il conseguente aumento dei prezzi dei prodotti agricoli ha portato a riconvertire parte della coltivazione da riso a grano, girasole e cotone, in quanto sono cereali con maggiore marginalità e costi inferiori.

In Romania, infine, si sono sommate cause diverse: alla siccità, che ha costretto le idrovore sul Danubio a bloccare la loro attività a causa del livello troppo basso del fiume, si sono aggiunte difficoltà tecniche ed economiche che stanno facendo ridurre sensibilmente la superficie a riso di anno in anno, tanto che oramai questa coltivazione occupa poche migliaia di ettari.

Produzione risicola nel mondo: che cosa sta avvenendo

Se l’Europa si trova ad affrontare queste difficoltà, ci si chiede che cosa stia avvenendo nel resto del mondo.

Secondo le ultime stime della FAO, la produzione di riso a livello mondiale non sarebbe in calo solo in Europa, ma sarebbe un problema generalizzato.

I dati riportano una riduzione della produzione mondiale di riso nel 2022 dell’1,5%: dai 790 milioni di tonnellate prodotti nel 2021 si sarebbe scesi ai 778 milioni di tonnellate.

In alcune aree del mondo come l’Asia meridionale sarebbe stato ancora il cattivo tempo la causa della riduzione di produzione, tanto che in Pakistan ci sarebbe stata una diminuzione di ben il 25%, mentre in Cina e in Vietnam del 2%. L’unico dato positivo giungerebbe dalla Tailandia con un +4%.  

Anche negli Stati Uniti si sarebbe registrato un calo, di ben il 16%, in questo caso in seguito a una riduzione delle aree coltivate a riso. Nei paesi del Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay) la produzione totale è scesa dell’11%, ritornando ai livelli che si erano registrati nel 2019.

Per quanto riguarda l’Africa sub-sahariana, il cattivo tempo e le inondazioni, che si aggiungono ad altre difficoltà economiche e tecniche, hanno nuovamente arrestato la produzione.

Le stime di inizio anno portano a pensare che nel 2023 ci potrebbe essere una nuova riduzione anche se contenuta entro l’1,5% e riguarderebbe i principali Paesi produttori dell’Asia, dell’emisfero occidentale e dell’Unione Europea.

La crescita dei consumi di riso

Se la produzione riso è in crisi per la siccità e per l’aumento dei costi di produzione, i consumi appaiono in netta crescita. Secondo l’Ente Nazionale Risi le vendite in Italia sono aumentate di circa 100 mila tonnellate negli ultimi 10 anni e il settore si presenta con importanti margini di crescita, tanto più che l’attenzione alla salute e al benessere e alla tutela dell’ambiente si trovano in linea con questa scelta alimentare.

Nei prossimi mesi sarà pertanto importante valutare le corrette strategie, anche dal punto di vista politico, per contrastare l’aumento dei prezzi e i problemi climatici, al fine di poter supportare un mercato con un’ampia possibilità di sviluppo.