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Risicoltura verticale: ha un futuro per le aziende produttrici?

riso coltivato in serra

Lo sviluppo del vertical farming, con le sue promesse di sostenibilità, economicità e modernità, in certi settori potrebbe aver subito una battuta d’arresto. Eppure, non dappertutto la situazione è nelle medesime condizioni e non in tutti i settori.

Negli ultimi tempi, infatti, date le problematiche climatiche, la siccità e la necessità di un aumento della produzione, settori come quello del riso hanno iniziato a guardare verso la risicoltura verticale.

Che cosa si intende con agricoltura verticale (vertical farming)

Come dice il termine stesso, quando di parla di agricoltura verticale si fa riferimento a un tipo di coltivazioni tecnologiche realizzate su strutture poste in verticale l’una sull’altra in uno spazio chiuso.

La sovrapposizione degli strati permette di risparmiare molto spazio e rappresenta prima di tutto una importante risposta al consumo di suolo. Di solito, questo tipo di agricoltura viene sfruttato nei pressi delle grandi città, in particolare in quelle più densamente popolate, al fine di dare una risposta concreta al fabbisogno alimentare elevato.

Tipologie di vertical farm

Le vertical farm si dividono principalmente in due categorie: quelle con livelli sovrapposti, composte da una serie di piattaforme coltivabili poste una sopra l’altra, e quelle in cui le piante crescono su superfici verticali, senza espandersi orizzontalmente.

Le strutture con livelli sovrapposti sono in genere utilizzate per l’orticoltura commerciale. Le piante sono poste in ambienti totalmente controllati, come serre urbane, dove tutto, dalla temperatura all’umidità fino alla luminosità, è regolato per massimizzare la crescita. La luce solare naturale spesso lascia il posto a lampade LED e non è raro che l’energia utilizzata provenga da fonti sostenibili, riducendo l’impatto ambientale del sistema.

Molte di queste installazioni utilizzano sistemi idroponici, che utilizzano substrati come la lana di roccia per accogliere le radici delle piante, al posto del terreno tradizionale. Una soluzione acquosa ricca di nutrienti vitali circola costantemente, assicurando alle piante tutto il necessario per una crescita ottimale.

Un’altra tecnica interessante è l’aeroponica, che nebulizza le radici delle piante con una soluzione nutritiva, garantendo un’efficienza idrica significativamente superiore rispetto ad altri metodi.

C’è poi l’acquaponica, che crea un ecosistema circolare tra piante e animali acquatici: i rifiuti prodotti da questi ultimi vengono convertiti in nutrienti per le piante, che a loro volta purificano l’acqua.

Le pareti verdi rappresentano un’altra forma di coltivazione verticale, utilizzando strutture verticali o inclinate, spesso situate sulle facciate degli edifici. Tuttavia, questa soluzione presenta diverse difficoltà, come il mantenimento di un’irrigazione uniforme lungo tutta la superficie e la garanzia di una sufficiente esposizione alla luce solare.

I vantaggi dell’agricoltura verticale

Sebbene possa sembrare una soluzione futuristica, degna di un romanzo di fantascienza, la scelta di utilizzare questo tipo di agricoltura risponde a problematiche molto importanti e attuali.

Questi sistemi, infatti, permettono un ridotto consumo di suolo non solo garantendo l’approvvigionamento in aree popolose, ma contrastando fenomeni come quello della deforestazione. Inoltre, il fatto che le piante vengano coltivate in ambienti chiusi e controllati riduce drasticamente la presenza di infestanti, eliminando di fatto la necessità di diserbanti e antiparassitari.

Permettendo poi le coltivazioni nei pressi delle aree a cui sono destinate, rappresenta una sorta di agricoltura a chilometro zero, eliminando l’inquinamento portato dai trasporti.

Sempre dal punto di vista dei benefici ambientali, il vertical farming riduce sensibilmente la necessità di acqua, grazie al fatto che il sistema riutilizza in modo circolare l’acqua, che viene appositamente depurata.

A fronte di tali benefici, tuttavia, si è notato che esistono anche degli svantaggi.

I contro dell’agricoltura verticale

Il principale elemento che gli oppositori dell’agricoltura verticale mettono in rilievo è legato ai costi. Non è un mistero che i costi iniziali siano molto consistenti, ma il vero dubbio è che tale modello di business non sia effettivamente remunerativo. Dopo un periodo di consistenti investimenti nel settore, alcune delle principali vertical farm hanno dichiarato bancarotta, probabilmente anche a causa dell’aumento dei costi energetici.

In Italia, in realtà, la situazione è un po’ diversa, tanto che nel 2023 circa il 40% degli investimenti[1] del comparto AgriFoodTech ha interessato proprio l’agricoltura verticale, in particolare per le colture idroponiche.

Vertical farming e risicoltura: quali possibilità ci sono?

Le criticità che negli ultimi anni hanno interessato le coltivazioni di riso in certe aree del mondo, come le siccità prolungate e i cambiamenti climatici, hanno spinto ad analizzare soluzioni alternative come, appunto, il vertical farming.

A ciò si aggiunge che le recenti restrizioni all’esportazione del riso da parte di paesi come India, Russia ed Emirati Arabi Uniti, dovute alla scarsità dei raccolti e alla crescente domanda interna, hanno portato alla luce la fragilità di un sistema che sostiene l’alimentazione di una popolazione molto vasta.

L’appeal del vertical farming è legato anche dalle buone rese dimostrate dagli studi scientifici per questo tipo di coltivazioni: il riso, potrebbe rappresentare un candidato ideale, sia per il fatto che è una coltivazione che richiede molta acqua, sia perché già in natura viene utilizzato un sistema idroponico.

Attualmente, già sono in corso esperimenti per la risicoltura verticale in Corea del Sud, in Cina e in Giappone, sebbene siano su piccole aree e godano di lavorazioni manuali.

La vera sfida è rappresentata dalla possibilità di automatizzare tali sistemi: nell’ultimo decennio sono state pensati macchinari di piccole dimensioni che permettano di seminare con precisione nelle cassette. Inoltre, stanno nascendo altre macchine per il trapianto delle piantine, per il trasporto, oltre che piccole falciatrici e mietitrici.

Non tutte le varietà di riso, però, possono essere coltivate con questo sistema: è preferibile dedicarsi a varietà precoci con stelo basso e che non richiedano inondazioni profonde.

D’altronde, il riso presenta un interessante vantaggio rispetto ad altre coltivazioni: naturalmente non richiede molte ore di luce diurna, come dimostrato dal fatto che viene coltivato in paesi tropicali e subtropicali, e non necessita di raffreddamento dell’aria, pertanto, i costi energetici della risicoltura verticale sarebbero più contenuti.

Questa idoneità potrebbe essere interessante per i paesi maggiormente popolati e con serie difficoltà per la costante crescita di domanda alimentare, mentre, oggi come oggi, la risicoltura verticale non pare vantaggiosa dal punto di vista economico in paesi come il nostro.

Tuttavia, la situazione potrebbe evolvere con il progredire delle tecnologie e con variazioni climatiche ed economiche, richiedendo una continua valutazione delle opzioni agricole disponibili.