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Protezione del pianeta e tendenze alimentari: come cambiano le scelte dei consumatori

alimentazione sostenibile vegetariana

La scelta di aderire a un determinato regime alimentare può essere spinta da diverse motivazioni: se per un certo periodo di tempo l’interesse è sempre stato legato alla ricerca del peso forma, oggi l’attenzione è rivolta anche ad altri aspetti. La salute, prima di tutto, è al centro dell’interesse di molte persone che si sono rese conto di come il proprio benessere passi da quello che si mangia, ma anche l’ambiente. L’alimentazione sostenibile è, infatti, uno degli elementi che guida le tendenze alimentari.

Le scelte alimentari, infatti, hanno un’influenza notevole anche sull’inquinamento: secondo i dati presentati sulla rivista scientifica Nature Food[1], ben un terzo delle emissioni di CO2 deriverebbe proprio dalla produzione alimentare.

Proprio per questo motivo, sono nate diverse diete che hanno come obiettivo proprio la salvaguardia del pianeta, oltre che della salute.

Cosa si intende per alimentazione sostenibile: le linee guida

Scegliere un’alimentazione sostenibile è la raccomandazione di molti esperti: in particolare, la commissione scientifica di EAT Lancet[2]  ha presentato una dieta orientata proprio alla salute umana e alla sostenibilità alimentare.

Non si tratta di eliminare del tutto alcuni cibi, ma già la riduzione del 50% di alcuni di essi entro il 2050 può ridurre sensibilmente le emissioni nocive.

In particolare, gli alimenti sotto la lente di ingrandimento sono gli zuccheri, le farine raffinate e gli alimenti di origine animale.

Secondo gli esperti, infatti, per una alimentazione sana e sostenibile è possibile consumare anche 100 grammi di carne rossa e 200 grammi di carne bianca alla settimana, mentre si può arrivare a 250 grammi al giorno di latte.

Al contrario, sarebbero da incrementare frutta e verdura, oltre che legumi, riso, grano e mais. Tuttavia, anche la produzione di tali cibi deve avvenire in modo sostenibile: meglio sempre scegliere produzioni che si affidano a pratiche sostenibili e a chilometro zero.

Le diete che si preoccupano del pianeta: i flexitariani

Il nome flexitariano è formato dalla crasi di altri due termini, ovvero flessibile e vegetariano, e fa appunto riferimento a quelle persone che, pur scegliendo una dieta a base vegetale si considerano flessibili e si concedono, con moderazione, qualche alimento di origine animale.

Si tratta di una dieta legata all’attenzione per il clima in quanto chi la sceglie è consapevole dei rischi ambientali legati al consumo di carne e di altri alimenti di origine animale, ma anche del fatto che sono importanti fonti di nutrimento, se assunti con moderazione.

In realtà, proprio perché si tratta di una dieta flessibile, non vi sono indicazioni restrittive: c’è chi sceglie di eliminare del tutto la carne rossa ma non altri cibi di origine animale, c’è chi invece ne limita il consumo a una volta alla settimana, in ogni caso, viene data la precedenza all’alimentazione vegetale.

Gli alimenti che vengono inseriti in questa dieta sono, in particolare, proteine vegetali, frutta secca, olio extravergine, frutta e verdura, cereali integrali. Per quanto riguarda gli alimenti di origine animale, oltre ad essere consumati in quantità ridotta, dovrebbero sempre essere prodotti in allevamenti all’aperto e non intensivi.

La dieta climatariana

Un altro regime alimentare ispirato alla salvaguardia del pianeta è la dieta climatariana, come dice il nome stesso.

Anche in questo caso, così come avviene per i flexitariani, l’obiettivo principale di chi fa questa scelta alimentare è quella di contrastare i cambiamenti climatici provocati dalle emissioni di origine alimentare.

Le indicazioni per seguire la dieta climatariana sono piuttosto semplici: da una parte si consiglia di diminuire il consumo di carne in generale, dall’altra di passare da manzo e agnello a maiale e pollame. Questa scelta è dovuta al fatto che – viene stimato – scegliere questi tipi di carne porta a un risparmio di una tonnellata di CO2 per persona ogni anno.

Anche altre abitudini sane sono importantissime per la dieta climatariana: per esempio, mangiare solo pesce sostenibile, evitare gli sprechi alimentari, scegliere sempre cibo di stagione, preferire le produzioni locali a chilometro zero, evitare il trasporto aereo del cibo, evitare alimenti coltivati in serre riscaldate, compostare i rifiuti alimentari, evitare cibi processati.

La dieta ancestrale

La dieta ancestrale è un tipo di dieta che si orienta sull’alimentazione dei nostri nonni e bisnonni, ovvero su alimenti prodotti dalla terra o dal mare senza processi industriali che ne alterino le caratteristiche di base.

Se i cibi processati hanno avuto un grande sviluppo e apprezzamento per la loro comodità e per la loro sicurezza da un punto di vista batterico, dall’altra sono diventati sempre più ricchi di zuccheri, grassi e conservanti.

Non solo, infatti, alimentarsi secondo natura è più sano, ma è anche più rispettoso dell’ambiente.

Questo tipo di alimentazione non esclude a priori degli alimenti, semmai il tipo di produzione: le carni possono essere consumate a condizione di essere di allevamento non intensivo e di animali non trattati con antibiotici, il pesce non deve essere da allevamento, i latticini devono essere biologici e crudi, frutta e verdura di stagione e a chilometro zero, cereali e legumi devo essere quelli originari della zona.

Il riso nella dieta sostenibile

Che si aderisca ai consigli della EAT Lancet, che si decida di diventare flexitariani, climatariani o che si scelga la dieta ancestrale, il consumo di riso rientra perfettamente in ciascuna di queste diete.

In particolare, il riso biologico e il riso sostenibile, come quelli prodotto da Mundi Riso, rappresentano una scelta eccellente per chi cerca di ridurre l’impatto ambientale della propria dieta. Coltivati seguendo metodi che rispettano l’equilibrio ecologico e minimizzano l’uso di sostanze chimiche, il riso biologico e il riso sostenibile non solo sostengono la biodiversità, ma contribuiscono anche alla salute del suolo e delle comunità agricole.

Integrare il riso biologico e/o il riso sostenibile nelle proprie abitudini alimentari significa, quindi, supportare pratiche agricole che sono in armonia con il nostro ambiente e promuovere un modello di consumo che va oltre la nutrizione, toccando gli aspetti fondamentali del vivere sostenibile.