La sostenibilità è diventata un concetto cruciale nel contesto della produzione alimentare e il riso non fa eccezione, tanto che oggi si parla anche di risicoltura sostenibile, sebbene non sempre sia chiaro di che cosa si tratti. Con il crescente interesse per la tutela dell’ambiente e la promozione di pratiche agricole sostenibili, si pone l’attenzione sulla produzione di riso in modo responsabile e in linea con i principi della sostenibilità.
La sostenibilità nella produzione del riso implica l’attenzione verso l’ambiente e il benessere sociale, preservando, tuttavia, la redditività economica.
Per ottenere ciò è fondamentale che vengano adottate strategie e utilizzate pratiche agricole tali da rendere il settore risicolo più sostenibile e resiliente.
La sostenibilità nelle produzioni agricole è un concetto ampio che mira a equilibrare gli aspetti economici, ambientali e sociali della produzione alimentare. Nel contesto specifico della produzione del riso, la risicoltura sostenibile si ottiene attraverso l’adozione di pratiche e sistemi che riducono l’impatto ambientale, preservano le risorse naturali, promuovono il benessere delle comunità agricole e mantengono la redditività economica a lungo termine.
Pertanto, è necessario un approccio olistico, ovvero tale da considerare l’intero ciclo di produzione, dalla selezione delle varietà di riso alla gestione delle risaie, dall’uso consapevole delle risorse idriche all’impiego controllato di fertilizzanti e pesticidi, fino alla lavorazione e distribuzione del prodotto finale.
La scelta di un approccio sostenibile nella produzione del riso può portare diversi vantaggi economici per le aziende agricole. Sebbene inizialmente possa richiedere un investimento di tempo e risorse, nel lungo termine può offrire numerosi benefici finanziari. L’utilizzo di pratiche sostenibili porta, infatti, a un risparmio delle risorse, come l’acqua o i fertilizzanti, che possono incidere sensibilmente sui costi aziendali. Inoltre, a lungo andare, si può osservare una riduzione dei costi di produzione, con una maggiore redditività per le aziende.
Dal punto di vista del marketing, ciò può consentire all’azienda di accedere a un mercato i cui consumatori sono disposti a spendere di più per avere prodotti di qualità e che rispettano determinati standard. Infine, essere percepiti come aziende impegnate nella sostenibilità può migliorare la reputazione e l’immagine aziendale.
La coltivazione del riso richiede una quantità significativa di acqua, in quanto il riso ha bisogno di terreni umidi per crescere correttamente.
Le risaie allagate forniscono un ambiente ideale per la coltivazione del riso, consentendo al terreno di mantenere una temperatura costante e riducendo la concorrenza delle erbe infestanti. Sebbene ciò possa richiedere un notevole apporto idrico, in realtà, non è mai stato percepito come uno spreco di acqua, in quanto le risaie fungono da serbatoio idrico, restituendo l’acqua alle falde acquifere, alle risorgive e ai fiumi una volta terminata la stagione di coltivazione.
Inoltre, le risaie creano habitat unici che sostengono una ricca biodiversità di piante e animali, contribuendo alla conservazione degli ecosistemi locali.
Per rendere un sistema agricolo sostenibile, in particolare in un periodo in cui la siccità ha influito negativamente sulle coltivazioni anche di aree che storicamente non hanno mai dovuto affrontare tale problematica, possono essere adottate soluzioni come l’uso pratiche di irrigazione efficienti e il ricorso a varietà di riso meno esigenti in termini di acqua.
Sebbene l’utilizzo di risaie allagate in realtà non debba essere considerato uno spreco d’acqua, vi sono pratiche di irrigazione efficienti che consentono di risparmiare acqua, riducendone il consumo.
La gestione dei fertilizzanti riveste un ruolo cruciale per garantire la sostenibilità nella produzione di riso, in linea con la strategia Farm to Fork (F2F) dell’Unione Europea. La F2F mira a ridurre del 50% l’uso dei fertilizzanti chimici entro il 2030, promuovendo un’agricoltura più sostenibile e rispettosa dell’ambiente.
L’uso eccessivo di fertilizzanti chimici può portare alla contaminazione delle acque sotterranee e alla perdita di biodiversità, mentre l’impiego indiscriminato di pesticidi può danneggiare gli ecosistemi circostanti e causare problemi di salute umana. Tuttavia, esistono ancora molte disparità tra i paesi del mondo: in Europa, l’utilizzo dei fertilizzanti è già stato ridotto sensibilmente, soprattutto in confronto ad altri paesi dove non esiste un controllo altrettanto attento. Se da una parte si tratta di una misura interessante, dall’altra rischia di esporre i coltivatori europei alla concorrenza sleale del resto del mondo.
L’Unione Europea si sta impegnando ad aumentare la trasparenza del mercato dei fertilizzanti, promuovendo dati pubblici e completi su prezzi, produzione e commercio. La proposta è di istituire un osservatorio per i mercati dei fertilizzanti nell’UE, il quale dovrebbe contribuire a monitorare l’uso e la disponibilità di fertilizzanti, fornendo informazioni chiare sulle dinamiche del settore.
A medio e lungo termine, la strategia F2F promuove l’uso ottimizzato dei fertilizzanti e l’adozione di fertilizzanti organici come alternativa ai fertilizzanti minerali. L’obiettivo è ridurre la dipendenza dalle fonti non rinnovabili e limitare l’impatto ambientale. Ciò dovrebbe contribuire a ridurre l’utilizzo di gas per la produzione di fertilizzanti azotati e a mitigare l’impronta di carbonio del settore.
Parallelamente, la Politica Agricola Comune (PAC) offre sostegno finanziario agli agricoltori per ottimizzare l’uso dei fertilizzanti, incoraggiando pratiche agricole sostenibili.
Società italiana appartenente interamente al Gruppo Spagnolo Ebro Foods, primo gruppo agroalimentare in Spagna, leader mondiale nel settore riso e secondo nel settore pasta, vanta una gamma di oltre 60 marchi distribuiti in tutto il mondo.
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